L’Intelligenza Artificiale è una delle tecnologie più dirompenti del nostro tempo. Ma dietro la sua crescita esponenziale c’è una questione spesso trascurata: il consumo d’acqua. In che modo l’AI utilizza la risorsa idrica? E qual è il suo water footprint? Comprendere il suo impatto idrico è cruciale per garantire uno sviluppo sostenibile della tecnologia. Ne abbiamo parlato in questo articolo.
Come l’AI utilizza l’acqua
L’Intelligenza artificiale per funzionare ha bisogno di ingenti quantità di acqua: viene usata prevalentemente per raffreddare i data center che ospitano i server, che devono essere mantenuti a una temperatura costante di circa 21°C. Ma non finisce qui: l’industria AI ha bisogno di acqua anche per produrre hardware e componenti e per generare energia. L’acqua utilizzata deve essere pura dal punto di vista microbiologico, così da non danneggiare gli impianti. Viene quindi prediletta acqua dolce, idonea al consumo umano.
Il consumo di acqua delle Big Tech
I dati sul consumo d’acqua dei data center non sono precisi, ma si è stimato ad esempio che ChatGPT per rispondere a circa 15 domande consuma la quantità di una bottiglietta d’acqua. Considerando che si contano più di 100 milioni di utenti attivi su ChatGPT, sono chiare le enormi quantità di acqua utilizzata.
L’aumento dell’utilizzo dell’AI ha portato le big tech ad aumentare vertiginosamente anche i loro consumi di acqua: si calcola che Google abbiamo aumentato i consumi del 20% dal 2021 al 2022, mentre Microsoft sarebbe arrivata ad aumentarli del 34%.
Secondo alcune stime nel 2027 l’AI sarà responsabile del consumo di 6,6 miliardi di m3 di acqua.
AI e acqua: possibili soluzioni
L’impronta idrica dell’AI ha un forte impatto sulle comunità locali, soprattutto per quelle che sono afflitte dalla siccità. Di fronte a questo scenario, i giganti dell’informatica, come Google, Meta e Microsoft, dichiarano di voler ridurre il loro impatto ambientale e diventare entro il 2030 water positive.
Le manovre per limitare – e razionalizzare – il consumo di acqua potrebbero essere diverse: ad esempio trasferire i data center dell’AI in luoghi con temperature più basse, così da evitare un eccessivo uso di acqua per raffreddare gli ambienti; implementare sistemi di raffreddamento ad aria o a circuito chiuso per ridurre l’evaporazione; utilizzare fonti d’acqua non potabile o acqua riciclata e sviluppare data center alimentati da energie rinnovabili. E intervenire a livello legislativo, con norme e leggi che tutelano il prelievo della risorsa idrica e promuovono pratiche più sostenibili.
AI, un impatto ambientale da non trascurare
L’AI offre incredibili opportunità e benefici, ma il suo impatto ambientale – incluso il consumo di acqua – non può essere ignorato. È importante cercare e introdurre soluzioni innovative per ridurre il water footprint, per garantire uno sviluppo tecnologico sostenibile.