La crisi idrica è sempre più un’emergenza. E mentre l’acqua scarseggia alcune industrie ne fanno sempre più uso. Il settore dell’allevamento animale richiede grandi prelievi d’acqua, non solo per dissetare il bestiame, ma anche per coltivare i foraggi. A ciò si aggiunge che la domanda di carne – e dei prodotti di origine animale – è sempre più elevata. Dati che suscitano preoccupazioni dal punto di vista della sostenibilità.
Un’industria assetata
La popolazione mondiale ha superato gli 8 miliardi di persone e, secondo le stime, entro il 2050 potrebbe raggiungere i 10 miliardi. Con questa crescita demografica, aumenta anche la domanda di risorse alimentari e idriche, mentre le riserve d’acqua diventano sempre più limitate.
Uno dei settori più impattanti in termini di consumo idrico è l’allevamento animale, che rappresenta l’industria alimentare con il maggior fabbisogno d’acqua. Gli animali necessitano di grandi quantità di acqua non solo per idratarsi, ma anche per garantire una produzione efficiente: ad esempio, per produrre un litro di latte, una bovina deve consumare circa tre litri d’acqua.
A questo si aggiunge il consumo d’acqua indiretto, legato alla coltivazione dei foraggi destinati all’alimentazione del bestiame. Oltre il 50% delle terre coltivate è utilizzato per la produzione di mangimi per gli animali da allevamento, un dato che solleva importanti interrogativi sulla sostenibilità del settore. Alla luce di queste considerazioni, diventa fondamentale ripensare i modelli di produzione e consumo, cercando soluzioni che permettano di ridurre l’impatto ambientale e ottimizzare l’uso delle risorse idriche.
Quanti kg di acqua per un kg di carne?
Ogni tipo di allevamento richiede ingenti quantità di acqua, ma il record imbattuto è detenuto dall’allevamento bovino: per produrre un chilo di carne di manzo sono necessari circa 15.400 litri di acqua. Segue poi la carne di pecora con 10.400 L/Kg, quella di maiale con 6.000 L/Kg, quella di capra con 5.500 L/Kg e infine il pollo con 4.300 L/Kg.
Secondo Water footprint network, la produzione di carne e alimenti di derivazione animale ha un’impronta idrica molto più marcata rispetto a quella destinata alla produzione di alimenti plant based.
L’impatto dell’allevamento sull’inquinamento idrico
Oltre all’elevato consumo di acqua, l’allevamento animale ha un forte impatto sull’inquinamento delle risorse idriche. Lo smaltimento improprio dei reflui zootecnici può compromettere la salute degli ecosistemi acquatici, a causa delle alte concentrazioni di fosforo e azoto presenti nei liquami. Questi elementi contribuiscono alla riduzione dell’ossigeno nelle acque, favorendo fenomeni come l’eutrofizzazione.
Secondo le analisi della Commissione Europea, l’allevamento animale è responsabile dell’81% delle emissioni di azoto nelle acque superficiali e sotterranee, un dato che solleva preoccupazioni sulla sostenibilità di questo settore e sottolinea la necessità di strategie più efficaci per la gestione dei reflui.
Allevamento animale e sostenibilità: possono coesistere?
L’allevamento animale è una parte essenziale della produzione alimentare globale, fornendo sostentamento a miliardi di persone. Tuttavia, è necessario considerare il suo impatto ambientale, in particolare il consumo di risorse naturali e le emissioni generate dal settore. L’acqua, ad esempio, è un elemento chiave in tutto il ciclo produttivo: dalla coltivazione del foraggio fino al mantenimento degli animali.
Per rendere l’allevamento più sostenibile, è fondamentale adottare soluzioni innovative che riducano il consumo di risorse e le emissioni inquinanti. L’agricoltura di precisione e la sub-irrigazione su ampia scala sono due strategie che potrebbero ottimizzare l’uso dell’acqua, limitando gli sprechi nella coltivazione di mangimi. Inoltre, l’adozione di pratiche di economia circolare, come il riutilizzo degli scarti organici per la produzione di energia rinnovabile o fertilizzanti, potrebbe ridurre ulteriormente l’impatto ambientale del settore.
L’Europa sta già affrontando questa sfida con iniziative come la Politica Agricola Comune (PAC) e l’European Green Deal, promuovendo una transizione ecologica che incentiva metodi di produzione più sostenibili e meno inquinanti. Questi programmi mirano a migliorare la gestione delle risorse naturali e a ridurre l’impronta ecologica dell’agricoltura e dell’allevamento.
Oltre alle innovazioni tecnologiche, anche le scelte alimentari possono giocare un ruolo cruciale. Ridurre il consumo di carne e adottare una dieta più bilanciata con un maggiore apporto di proteine vegetali potrebbe contribuire significativamente a diminuire l’impatto dell’allevamento sull’ambiente. Meno domanda di carne significa meno terreni destinati alla produzione di mangimi, meno emissioni e un minore utilizzo di acqua e suolo.
Anche i piccoli gesti contano: ogni scelta consapevole, dall’adozione di prodotti provenienti da filiere sostenibili alla riduzione degli sprechi alimentari, può rappresentare un tassello verso un futuro più green. L’impegno di tutti è fondamentale per preservare l’acqua e le risorse del nostro pianeta.