L’acqua è vita, l’acqua è un bene inestimabile, l’acqua è futuro. Ecco perché è necessario tutelarla e averne cura. Ma tra impianti obsoleti, sfruttamento e grandi lacune in ambito riciclo, la situazione idrica sta assumendo i tratti di un problema urgente.
Quanta acqua si usa in Italia?
Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) il nostro Paese si trova a un livello di stress idrico medio-alto. Con un consumo annuo di circa 33 miliardi di metri cubi di acqua (circa il 30,35% delle risorse disponibili) e un consumo di circa 237 litri pro capite, l’Italia è uno dei Paesi Europei che consuma più acqua potabile. Se prendiamo in considerazione solo l’uso urbano, i consumi si aggirano attorno al 20% della risorsa disponibile.
E i dati sono destinati ad aumentare.
La gestione delle acque in ambito urbano. Infrastrutture vecchie e dispersione
Tanto consumo di acqua a cui va aggiunta la delicata situazione delle infrastrutture. La rete di distribuzione dell’acqua è obsoleta e non funzionale.
Secondo gli ultimi dati Istat ogni 100 litri di acqua immessi nella rete di distribuzione ne vengono persi 42. Oltre un terzo. Nel 2020 nei capoluoghi di provincia e nelle città metropolitane sono andati persi circa, 41 metri cubi al giorno per ogni chilometro di rete. Ovvero il 36,2%.
Una situazione critica, che deve essere cambiata.
Falde acquifere sovrasfruttate
Elevato consumo d’acqua, infrastrutture obsolete e falde acquifere sovrasfruttate.
Se in passato era semplice rispondere al bisogno crescente di acqua, oggi è difficile trovare nuovi “rubinetti”. Le falde acquifere sono “abusate”, si preleva più acqua di quella a disposizione, complici anche il cambiamento climatico e la siccità.
Basti pensare che in Italia l’85% dell’acqua potabile ha provenienza “sotterranea” (pozzi e sorgenti), con regioni – come la Val d’Aosta e l’Umbria – che sono totalmente dipendenti dalle falde acquifere per uso civile. In altre sette regioni i prelievi dal sottosuolo superano il 90% delle acque potabili.
Le acque sotterranee sono preziosissime, vanno tutelate.
La depurazione: una possibile soluzione
Eccessivo consumo di acqua, dispersione, falde acquifere eccessivamente sfruttate e gap nelle pratiche di riciclo e riutilizzo. La depurazione potrebbe giocare un ruolo decisivo, potrebbe rappresentare una soluzione alla crisi idrica, un grande risparmio.
Ad esempio attraverso la depurazione delle acque reflue si potrebbe avere nuova risorsa idrica da impiegare in agricoltura. Ma siamo ancora molto indietro: in Italia su 3.300.000 ettari irrigati solo 15.000 vengono irrigati con acque depurate (solo il 0,45%).
City Water Circles e il giardino pensile di Torino
Una situazione idrologica critica, che sta rendendo i territori sempre più vulnerabili.
E, proprio dalla volontà di trovare soluzioni per la gestione dell’acqua, nel 2019 è nato il progetto europeo City Water Circles con l’obiettivo di promuovere una cultura del riciclo e del risparmio idrico, la raccolta e l’utilizzo di acque piovane, il recupero di acque grigie.
Il progetto sta coinvolgendo operatori, organizzazioni e tecnici in cinque città (Torino, Budapest, Maribor, Bygdoszcz e Spalato) con il fine di ideare e sviluppare infrastrutture per la raccolta e l’utilizzo dell’acqua piovana, così da poter risparmiare l’acqua potabile.
A Torino, ad esempio, il progetto ha portato alla realizzazione di un giardino pensile e di una serra aeroponica dove le piante vengono alimentate da un sistema di nebulizzazione di acqua arricchita di fertilizzanti, il tutto usando solamente le acque piovane.
Un sistema virtuoso: nessun consumo per irrigare, riutilizzo dell’acqua piovane, riduzione del consumo di acqua potabile.
Gestione delle risorse idriche: una sfida complessa
Il progetto City Water Circles dimostra come si possano fare dei passi avanti nella gestione delle acque e come si possa guardare alle città come luoghi di sperimentazioni virtuose.
Anche se ancora molto è da fare. È una sfida complessa: la gestione delle risorse idriche interessa molteplici attori e stakeholder, governance a diversi livelli, problemi economici, sociali, ecologici e tecnologici.
Sono, quindi, necessarie soluzioni comuni e condivise per poter affrontare tutte queste sfide.
Ma una cosa è certa: la gestione convenzione delle acque in ambito urbano va cambiata, ha un costo ormai troppo alto.