Nessun secolo ha mai pensato di parlare così tanto d’acqua. Un tempo il ferro o l’oro si contendevano il primato. Poi è arrivata la sensazione che la tecnologia potesse sopperire a tutto, risolvere tutto e far progredire qualsiasi cosa.
Anche i nostri impianti di trattamento, supertecnologici, sono nati per risolvere evidenti problemi ambientali, per pulire e riutilizzare un’acqua di recupero, per rendere potabile una fonte di per sé inadatta, per trattare e separare sostanze reflue industriali.
Tuttavia, per poter parlare ancora di futuro, occorre fermarsi per riflettere sul nostro ruolo, assumendo come criterio chiave non tanto o non solo la sostenibilità, quanto una nuova consapevolezza derivata da ciò che accade di questi tempi al clima e alle temperature che corrono “impazzite” intorno a noi.
Uno sguardo all’orizzonte
Ogni volta che alziamo lo sguardo verso l’alto, i nostri occhi ricercano quelle vette imbiancate che sempre più esistono – e resistono – solo sulle cartoline. È un punto di non ritorno, che catapulta il nostro essere “imprenditori dell’acqua” in una dimensione nuova, per certi aspetti più rilevante, per altri molto più impegnativa.
Quando qualche decennio fa abbiamo sperimentato le prime evoluzioni tecniche nella separazione dei liquidi, nella sedimentazione delle impurità, nella filtrazione dell’acqua, annotando con caparbietà i dati dei fenomeni fisico-chimici che ne rendevano possibile il riutilizzo, non avevamo davvero idea di dover affrontare anni drammatici come questi.
“Trattare l’acqua per restituirla pulita all’ambiente, questa è la nostra missione aziendale”, così abbiamo scritto, a proposito del nostro core business. Come allora rimanere fedeli alla nostra mission, a fronte di eventi così drammatici e impetuosi? Proviamo a cercare in noi qualche risposta.
Valori d’avanguardia. Depurare, potabilizzare, riutilizzare, preservare
Ciò che la nostra società aveva sempre decretato come rifiuto, relegandolo al ruolo di usa e getta, ha nel tempo consumato, per così dire, una lenta “vendetta”. Accanto all’abbandono si è così affermato il riuso, accanto all’energia si è affermato il risparmio.
Anche la depurazione di acque civili e industriali, un tempo mera soluzione impiantistica, si è via via affermata come bene primario, come indispensabile risposta a istanze sociali e non solo normative. I nostri impianti, da risolutori di problematiche “necessarie”, hanno di fatto cambiato status. In questo senso, noi di Allegri ci rendiamo conto di guardarli con occhi diversi. Abbiamo infatti la netta sensazione di non costruire solo macchine e pacchi lamellari d’avanguardia, ma di progettare e realizzare qualcosa di storicamente più rilevante.
Questo comporta per noi l’assunzione di nuove responsabilità, per poter essere in grado di rispondere alle nuove dinamiche innescate dai cambiamenti climatici e per poter affermare con forza il nostro ruolo di “mediatori” d’acqua, come sempre più spesso accade: fra le istanze del consumo civile e della produzione industriale e quelle di una sana spinta ecologica, ci siamo proprio noi di Allegri.
Imparare dalla natura, per essere pronti al cambiamento
La natura, con le sue repentine variazioni, ci ha insegnato a proporre impianti sempre più duttili e prestazionali; il nostro pensiero industriale, che segue di conseguenza, ci porta a ritenerci guardiani di questa stessa natura, custodi d’acqua, per essere ancora più precisi. Ed è in questo ruolo che intendiamo allinearci al futuro, con impianti sempre più pronti e rispondenti al cambiamento. Abbiamo così impresso alla nostra dimensione aziendale una spinta decisamente proattiva, che mette in primo piano la ricerca e che dà nuovo lustro alla nostra missione imprenditoriale.