News

Emergenza acqua: l’opportunità di scelte positive

Home / Emergenza acqua: l’opportunità di scelte positive

Da fonte perenne a fonte di crisi

La situazione meteo-climatica che si è delineata in Italia negli ultimi decenni, associata alla cronica disfunzione di gran parte della rete idrica nazionale, è sempre stata collegata all’atavica noncuranza nazionale, quasi come se il Mediterraneo o l’Europa continentale fossero immuni dalle cattive gestioni, dalle pessime previsioni o dalla sottovalutazione del tema. L’acqua, la sua carenza, la sua pericolosità nelle inondazioni e nei drammatici fenomeni meteo di questi ultimi tempi, pur comparendo spesso in prima pagina nei titoli dei giornali, pare in sostanza sommersa, ogni volta, da nuove e diverse emergenze. Dopo le emozioni immediate, il problema della gestione idrica e della qualità dell’acqua è relegato e rinviato a un deus ex machina: promesse oggi, da fare domani e poi chissà. Insomma, la situazione è complicata in sé e anche per come viene percepita e trattata dall’informazione.

Rete colabrodo. E ancora la stessa

Se è vero che negli ultimi anni sono stati registrati prolungati periodi di scarse precipitazioni, portando in emergenza idrica gran parte del territorio nazionale, non va dimenticato però che questa emergenza dipende pure da scelte compiute nei decenni passati. Come il mancato rinnovo della rete idrica che perde il 27%, con punte anche del 40%, dell’acqua addotta, come ci assicura la più autorevole delle fonti.
Terribili estati di crisi sono trascorse sotto gli occhi di tutti: 2002, 2003, 2006…. Siamo alla vigilia del 2024 e, stiamo ripetendo ancora lo stesso ciclo, perché anche la realtà impiantistica è rimasta pressoché la stessa, con l’aggravante di un clima che pare spazientito ogni giorno di più. A fronte di frequenti e durature ordinanze, commissari straordinari, conferimento di poteri e strumenti di emergenza, la considerazione più corretta è constatare che l’emergenza si legge come normalità, l’eccezionalità fenomenica come consuetudine. Da qui, a leggere l’emergenza anche come “abitudine”, soprattutto nella mentalità comune, il passo è breve.
Eppure, ci sono – e la nostra realtà qui in Allegri Ecologia ne è un esempio – tecniche e comprovate metodologie che intervengono in modo completo, dall’acqua piovana alle acque industriali, e che possono essere protagoniste di un possibile cambio di regime per il trattamento delle acque. Cosa allora “va storto”?

Acqua e clima, esigenze reali

Il contesto è davvero complesso, tra emergenze reali e gravi ritardi delle politiche per il territorio. L’acqua dei torrenti che si scatena sulla pianura padana, l’agricoltura che reclama sempre più gravosi prelievi, il potenziale ricircolo-riciclo dei consumi e della raccolta piovana mai accudito a dovere. A questo aggiungiamo il rifiuto di considerare la reticolare necessità di micro interventi, più che di opere imponenti. E poi l’assenza di un concreto quadro d’intervento, le difficoltà di una salvaguardia di bilancio che solo una pandemia è riuscita in parte a scalfire, dando vita al PNRR, piano sicuramente d’interesse pubblico, ma che incontra un clima che pare correre sempre più veloce della nostra capacità d’intervento.

Premiare con coraggio. Tecnologie e sostenibilità

Eppure, basterebbe guardare alle capacità dell’industria specializzata nel trattamento acque per capire quanto poco basterebbe per invertire la tendenza: micro invasi e impianti di depurazione nelle campagne, impianti di recupero e filtrazione per gli acquedotti, impianti di ricircolo per poli produttivi. E occorrerebbe anche innovazione di pensiero: i tempi richiedono oggi un approccio alla sostenibilità ambientale che necessita di idee forti e coraggiose, di investimenti immediati sul bene acqua, tutte cose fattibili prestando anche attenzione alle risorse messe in campo da industrie che, come la nostra, mai abbassano lo sguardo di fronte alle sfide poste dal cambiamento climatico e della crisi idrica.