Una situazione molto critica quella della mancanza di acqua. Il report sulla siccità in Europa – redatto da Joint Research Centre della Commissione europea – evidenzia come gli impatti della siccità sono già visibili in Francia, Spagna e Nord Italia e delinea un quadro allarmante delle ripercussioni sull’approvvigionamento idrico, sull’agricoltura, sulla produzione di energia. E sulle condizioni di vita di noi tutti.
Che cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro? Con quali conseguenze dovremo fare i conti? Quali soluzioni adottare per salvaguardare l’acqua?
Tra siccità e sprechi. Il quadro italiano
Questo inverno la maggior parte dell’Europa ha fatto i conti con temperature sopra la media. Un calore prolungato e duraturo che, sommato alla scarsità di precipitazioni, ha peggiorato la già minima disponibilità di acqua.
Sulle Alpi italiane la neve è stata molto scarsa, si è registrata una linea di neve perenne più alta del solito e un manto nevoso molto più sottile. Secondo il bollettino delle risorse idriche di ARPA Lombardia nell’area alpina e prealpina, lo SWE – indice che quantifica l’acqua immagazzinata nel manto nevoso – è del 63,4% in meno rispetto alla media registrata nel periodo che va dal 2006 al 2020. Questo parametro è di vitale importanza per il bilancio idrico, rappresenta infatti una riserva idrica dal rilascio graduale. In altre parole indica l’”acqua di domani” partendo dalla “neve di oggi”.
Se prendiamo in considerazione fiumi e laghi, la situazione non migliora: il flusso dei fiumi è notevolmente in calo, dal 30 al 70% in meno rispetto alla media e le percentuali di riempimento dei principali laghi dell’Italia settentrionale vanno dal 40 al 15%.
Una situazione delicata alla quale va aggiunto un fattore rilevante: lo spreco. La rete di acquedotti in Italia è datata, il 60% ha più di 30 anni e il 25% più di 50 e ciò determina una grande dispersione. Secondo il FAI si perdono in media 41,4 litri ogni 100 immessi nella rete di distribuzione. Cifra che fa riflettere.
Mancanza di acqua: impatti e conseguenze
Tutto ciò provoca un grande impatto in diversi settori. Per esempio l’agricoltura è (e sarà sempre di più) il settore più colpito: il rischio è che non ci sia abbastanza disponibilità di acqua per le irrigazioni e a risentirne saranno determinate colture, come quella del riso che già nel 2022 ha perso circa 26.000 ettari. E le proiezioni per il 2023 prevedono un ulteriore calo.
Poi c’è il settore dell’energia idroelettrica, anche questo in forte crisi. Negli ultimi anni questa energia è arrivata a coprire il 15% di tutta la produzione elettrica nazionale, ma nel 2022 ha prodotto solo 30 miliardi di kWh, arrivando a coprire il 10% del fabbisogno. E il trend per il 2023 è in calo.
Chiudiamo con una rilevazione dell’osservatorio ANBI (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue) per le risorse idriche: più di tre milioni di italiani sono a rischio siccità.
Risorsa idrica, alcune possibili soluzioni
Come abbiamo delineato la situazione è critica, è necessario prevedere delle soluzioni, attivare delle contromisure per salvaguardare la risorsa idrica. Ne abbiamo identificate alcune.
- Riqualificare la rete di acquedotti, potenziandoli, rinnovandoli, limitando così la dispersione di acqua.
- La raccolta delle acque piovane: in Italia cadono circa 300 miliardi di metri cubi di acqua all’anno, di cui si trattiene tuttavia solo l’11%. A tal proposito Coldiretti e ANBI hanno proposto il “piano Laghetti”: potenziare la rete di invasi con 10.000 nuovi impianti, arrivando così a incrementare di oltre il 60% la capacità dei 114 serbatoi già esistenti.
- Dissalatori: in Italia una risorsa chiave è il mare. Ad oggi la nostra produzione di acqua dissalata copre appena lo 0,1% del consumo totale[n6] . La questione dei dissalatori, però, è molto complessa perché se da una parte potrebbero produrre una maggiore quantità di acqua potabile, dall’altra hanno grandi costi energetici e hanno diversi problemi per quanto riguarda la gestione dei residui, in particolare la salamoia.
- Il riutilizzo delle acque reflue, cioè le acque usate in ambito domestico e industriale. Sottoponendole a specifici trattamenti di depurazione (eliminando quindi le sostanze contaminanti e tossiche) possono essere reimmesse nell’ambiente o riutilizzate, ad esempio, per irrigare, come alimentazione nei sistemi di riscaldamento, negli impianti di scarico.
Agire ora
L’acqua sta diventando sempre più scarsa e ciò ha – e avrà – un grande impatto. Impatto reale sui mezzi di sostentamento, sul benessere e sulla salute delle persone. È necessario attivarsi, ora, e mettere in campo tutte le soluzioni possibili per migliorare la situazione globale. Non possiamo rimanere immobili, la posta in gioco è troppo alta.