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Il riutilizzo delle acque reflue nell’agricoltura

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Oggi il rischio di una cronica scarsità d’acqua è sempre più allarmante. Le ragioni della crisi idrica sono numerose, tra intenso sfruttamento e vero e proprio spreco. Tra i diversi settori che incidono sulla risorsa idrica, l’agricoltura è la principale responsabile dell’eccessivo utilizzo d’acqua. In Italia l’irrigazione dei campi è ciò che definiremmo un “tasto dolente”. Se possono essere diverse le soluzioni per venire a capo del problema, di particolare rilievo è il riutilizzo delle acque reflue: recuperarle, depurarle e reintrodurle nell’ambiente per evitare sprechi.

Risorse idriche insufficienti alle esigenze agricole

L’utilizzo della risorsa idrica nell’agricoltura si colloca in un quadro più ampio. Uno studio svolto dall’Istat, in riferimento al biennio 2018-2019, rivela che sono 9,2 i miliardi di metri cubi d’acqua prelevati per uso potabile in Italia, dato non ancora aggiornato nello studio 2018-2020. I numerosi fiumi prosciugati sono la dimostrazione dell’utilizzo eccessivo di acque dolci. Siamo di fronte ad un deficit idrico.
Inoltre ci sono le perdite idriche che si verificano lungo la catena di distribuzione, pari al 42,0%. Una situazione ben stigmatizzata dal fatto che in 12 comuni del Meridione vengono adottate misure di razionamento.

In questa situazione di crisi idrica, “l’agricoltura italiana si classifica anche nel 2020 prima in Europa per valore aggiunto con 31,3 miliardi di euro”. È dunque un settore estremamente produttivo e di capitale importanza. Ma l’agricoltura ha un fabbisogno idrico molto alto, in Europa assorbe il 50% delle risorse idriche.

Non solo l’Italia non può permettersi una tale impronta idrica in agricoltura, ma si tratta anche di costi proibitivi. I costi d’irrigazione sono in continuo aumento anche a causa del cambiamento climatico. Con l’aumento delle temperature medie, la distribuzione delle precipitazioni cambia e i suoli si modificano. Infatti, ben 13 stati membri dell’Unione Europea hanno dichiarato di essere colpiti da desertificazione. Negli ultimi dieci anni la siccità e i nubifragi hanno causato danni per oltre 14 miliardi di euro all’agricoltura.

Lo spreco delle acque reflue depurate

A fronte della situazione di scarsità d’acqua e dell’ingente fabbisogno idrico, una delle strade da percorrere è l’utilizzo delle acque reflue. Parliamo delle acque contaminate e inutilizzabili, non solo da attività domestiche e industriali ma anche da attività agricole. Grazie alla tecnologia della depurazione è possibile eliminare gli inquinanti e ricondurre le acque alla giusta condizione così da reintrodurle nell’ambiente.
Purtroppo, l’impiego delle acque reflue depurate in ambito agricolo è pressoché inesistente. In Italia su 3.300.000 ettari irrigati solo 15.000 ettari sono irrigati con acque depurate Di conseguenza, solo lo 0,45% dei terreni irrigati usufruisce di questo metodo.

Una nuova regolamentazione

Lo 0,45% è un dato sconfortante. Stando ai dati vi sono poche esperienze concrete di riutilizzo di queste acque. Questa tecnica così poco diffusa rappresenterebbe una risorsa aggiuntiva al fabbisogno idrico dell’agricoltura, ma – nonostante la loro disponibilità costante – le richieste sono più frequenti solo nella stagione estiva, a causa delle piogge scarse.

Secondo questa pubblicazione di REF Ricerche, la limitata diffusione del riutilizzo delle acque reflue è dovuta anche alla mancanza di norme ambientali e sanitarie comuni che regolamentino e rendano più sicuro il loro utilizzo.
Ma il 13 maggio 2020 il Parlamento del Consiglio Europeo ha avviato un Regolamento che troverà applicazione nel 2023. La messa in sicurezza di questa pratica ne permetterà una maggior diffusione. Garantendo la sicurezza nella gestione del processo di trattamento delle acque a fini irrigui, si promuove l’economia di recupero dei nutrienti contenuti all’interno delle acque trattate, e quindi il loro inserimento nei raccolti.

Grazie a queste nuove regolamentazioni, il riutilizzo delle acque reflue verrà riconosciuto come una soluzione praticabile e proficua garantendo:

  • una maggiore sicurezza delle acque trattate
  • una maggiore protezione dell’ambiente
  • una maggiore protezione della salute umana e animale
  • benefici economici

Quindi non solo si prevede un notevole risparmio di acqua ma questo stesso risparmio ha un tornaconto economico. Quindi, perché non creare una sinergia tra ciò che è giusto per l’ambiente e per chi lo popola ed una concreta fonte di sviluppo economico?